Il punto di vista di un pesista
Diciamolo subito, la Pesistica non è per tutti! Viviamo una realtà dove ci dicono che chiunque si approcci all’allenamento con i sovracarichi può fare strappo e slancio, ma non è vero, non è così. Ci dicono che basta scalare il carico per renderlo adeguato alle capacità fisiche di ognuno, ma è una visione troppo semplicistica di uno sport che è davvero troppo complicato per le masse del fitness. Ora che molti di voi probabilmente iniziano ad odiarmi e state per ribadirmi come invece proprio nel vostro caso specifico avete un Personal Record nello Snacth di 345kg nonostante abbiate sempre sofferto di protusioni, infiammazioni ovunque, sindrome di Osgood- Schlatter, proverò a spiegarvi perché la pesistica merita un rispetto diverso da quello che sino ad ora gli è stato riservato nell’ambiente del fitness, delle palestre e delle preparazioni atletiche.
La pesistica, difficoltà da vendere
Il sollevamento pesi è da sempre stato collocato dai frequentatori delle palestre in una dimensione quasi mistica, circondato da un misto di rispetto e riverenza. Rispetto che si generava quando i più forti della palestra cercavano di sollevare i bilancieri carichi con la metà dei propri massimali di panca e non riuscivano a fargli superare il mento. “E ma non ho la tecnica”, dicevano.
La difficoltà è dovuta principalmente a causa della complessità tecnica che costringe l’atleta ad affinare abilità motorie che in genere non vengono spinte a così alti livelli da altre discipline.
Al contrario di ciò che si può pensare il gesto tecnico non è cosciente. Il pesista non pensa durante il movimento a ciò che deve fare, non può farlo. Il gesto tecnico è troppo veloce rispetto all’impulso che dal cervello parte e si dirama tramite il sistema nervoso ai vari distretti corporei pertanto azioni deliberate a livello conscio sono semplicemente troppo lente. E’ dunque necessario plasmare il movimento
ampliando il bagaglio motorio di ciascun atleta, lavorando sulla sensibilità del gesto, il quale dovrà essere ripetuto migliaia di volte per poter essere appreso e dominato.
Tutto questo ovviamente richiede tempo. Tanto tempo. Tanto tempo solo per compiere un alzata decente, che sarà la base di partenza del processo di crescita di ciascun atleta, la base sulla quale apportare tutte le correzioni e le personalizzazioni che si rendono necessarie su base individuale e sulla quale lavorare da un punto di vista muscolare.
Posso fare Pesistica?
Prima cosa. Definiamo il concetto di Pesista. Sino a qualche anno fa, la definizione era univoca e comprendeva esclusivamente gli atleti che si cimentavano nella pesistica olimpica agonistica. Non esisteva la versione fitness del Sollevatore per cui di fatto, c’era un livello di specializzazione altissimo. L’avvento dello "SPORT INNOMINABILE" ha avvicinato la pesistica alle masse ampliando gli obbiettivi stessi di questo sport e diversificando la figura del sollevatore. Non più solamente Atleta, ma ora anche utente fitness, che utilizza le alzate olimpiche per accrescere il suo stato di allenamento e benessere fisico. Questo cambia tutto. Se prima i sollevatori erano tutti altamente specializzati, ora ci si trova davanti a persone molto spesso sedentarie che per la prima volta si cimentano con l’attività sportiva. Si rende necessario definire le esigenze, e in base a queste porsi degli obbiettivi realistici. Se fino a ieri non ho mai praticato attività fisica, è davvero utile iniziare a fare sollevamento pesi nel primo mese di palestra?
La risposta è certamente No. La pesistica da tanto come sport, nel momento in cui si riesce ad utilizzare a pieno le sue qualità intrinseche. Prendere un bilanciere in mano non mi da nessun transfer automatico se riesco solo ad abbozzare un movimento. E allora come prima cosa devo condizionare il mio corpo
al movimento, lavorare a livello propriocettivo e innalzare la soglia di attenzione per guidare davvero il mio corpo al movimento e controllarlo in tutte le situazioni di stress tipiche di un allenamento.
In poche parole, tutti possono fare pesi, ma a patto di seguire un percorso che sia fattibile e personalizzato, che tenga conto delle esigenze di ciascuno e che sappia valorizzare i pregi e correggere i difetti e le carenze psico-fisiche dell’atleta.
Quando...
Partiamo da un presupposto fondamentale. Il processo di apprendimento della pesistica è assolutamente personale e soggettivo. Come coach, devo valutare attentamente ciascun soggetto mi si presenti davanti, valutarne la mobilità articolare, testare la forza dei vari gruppi muscolari, valutare il livello propriocettivo e di risposta agli stimoli correttivi. Il soggetto riesce ad eseguire un accosciata completa? Il livello generale di forza muscolare è buono e proporzionato? E’ in grado di capire e cogliere gli eventuali suggerimenti che gli saranno impartiti?
Cioè ragazzi, usiamo per un attimo la logica. Mediamente ci insegnano a utilizzare il bilanciere in classi composte da un minimo di 10 persone. Tutte diverse, con pregi e difetti diversi, con problematiche e stili di vita diversi. Almeno 10 persone, che lavorano contemporaneamente e seguite da un unico Coach (e se son due non fa differenza eh...) Ma scusate, ma davvero pensate sia possibile insegnare una roba così difficile in questa maniera? NO!
Insegnare Pesi è antieconomico, perché richiede per la palestra un dispendio di risorse molto elevato, sia in termini di attrezzatura che di lavoro su ogni singolo utente. E’ certo che poi i risultati saranno assolutamente superiori a qualsiasi aspettativa, ma questo richiede un investimento iniziale che non tutti sono disposti a fare.
Il bilanciere deve essere messo nelle mani di coloro che sono pronti per iniziare questo percorso di apprendimento e crescita.
Come...
Se il sollevamento pesi richiede un livello di personalizzazione esasperato, va da se che il suo insegnamento non può avvenire come se si stesse facendo un corso fitness musicale.
Per prima cosa è necessario partire SEMPRE dalla teoria tecnica, noiosa ma imprescindibile per fornire all’atleta tutti i mezzi per comprendere quello che sta facendo o che deve fare.
Non si devono sparare nozioni a raffica per dimostrare il proprio sapere, ma si deve essere in grado di spiegare perché (ad esempio) il peso deve essere tenuto vicino al corpo o perché è necessario andare sotto il parallelo nello squat. Si tratta di evidenziare una logica che sarà sempre utilizzabile e spendibile dall’atleta nei momenti di dubbio e difficoltà.
Semplifichiamo i movimenti, evitando nella fase iniziale i momenti tecnici di maggiore difficoltà. Partiamo dunque dalla sospensione (hang snatch/hang clean) per evitare il passaggio sul ginocchio che rappresenta il momento più complicato e difficile da gestire per un principiante (è bene, in questa fase lavorare specificamente su quel momento dell’alzata cercando di “settare” la posizione di partenza di ciascun atleta tenendo conto delle sue leve). I movimenti olimpici sono movimenti complessi che sfruttano il lavoro di tutte le catene cinetiche, e molto spesso l’errore più macroscopico in un alzata è solo il frutto di un movimento errato in una fase antecedente della stessa. Devo quindi dare un Target all’atleta, una serie limitata di obbiettivi che dovrà raggiungere in ogni sollevamento. Nella prima fase di crescita, sarà bene concentrarmi principalmente sulla
verticalità del gesto, e sull’utilizzo dei distretti muscolari corretti nelle varie fasi dell’esercizio (ad esempio utilizzo della catena inferiore e non utilizzo delle braccia).
Quando si valuta che l’apprendimento di una fase è stato metabolizzato si unisce la fase successiva, cercando di creare un movimento sinergico e sinuoso. In tutto questo percorso, è fondamentale evitare i WOD con l’utilizzo degli esercizi olimpici.
Ragazzi, non ha senso rompere le palle al sistema nervoso vincolandolo a movimenti di una difficoltà estrema, se poi all’interno di un WOD prevedo di fare 30 strappi nel minor tempo possibile. E’ come insegnare ad un diciottenne a guidare una ferrari rispettando tutti gli articoli del codice della strada, e poi dirgli di fare 100km nel minor tempo possibile. Sicuramente non la miglior mossa per calibrare il movimento.
Perchè...
La pesistica, nel panorama fitness delle palestre, rappresenta il massimo al quale ambire per chi si vuole allenare veramente.
Un mix di forza, potenza, esplosività, capacità coordinative e dinamiche. Non si tratta semplicemente di sollevare un peso, ma può rappresentare uno strumento completo per mettere (anche) a dura prova il proprio fisico a 360 gradi.
Una volta che abbiamo capito e risolto la variabile TEMPO (tempo da spendere per creare un movimento corretto e cosciente), avremo gli strumenti per dare una nuova dimensione agli allenamenti, e arrivati a questo punto sarà veramente dura tornare indietro.
Il nostro corpo si trasformerà non solo nelle forme ma sopratutto nelle posture. Il nostro sistema nervoso riuscirà ad avere confidenza con un carico anche diverso dal bilanciere, e questo rappresenta il senso
ultimo di ciò che si intende per allenamento funzionale.
Si dai, la Pesistica è per tutti!
Il sollevamento pesi è stato proiettato dal CrossFit in una nuova era, e si è evoluto in uno sport più completo e funzionale, fatto non soltanto di agonismo ma anche di fitness e raggiungimento del condizionamento fisico. E’ però una disciplina che non sarà mai snaturata dalla moda. Era difficile prima e lo è ancora ancora di più oggi che viene pratica anche dalla signora Maria che si approccia alla palestra spinta dalle amiche che già hanno iniziato a praticare il CrossFit. Non è una moda ragazzi, perché farsi il culo respirando la magnesite non potrà mai essere una moda. La gente sta pian piano capendo cosa vuol dire davvero allenarsi, e i coach devono essere ancora più preparati e pronti ad accogliere una nuova tipologia di clientela che si approccia a una disciplina che vedono come un gioco e che nemmeno minimamente si immagino quanto potrà essere coinvolgente nelle difficoltà.
Si dovrà dominare la variabile TEMPO, per far si che ogni atleta rispetti i suoi tempi fisiologici di adattamento.
Capito questo, allora si, tutti potranno fare Sollevamento Pesi.
A cura di Alessandro Mossoni